CANE, GATTO

I feromoni: quando si dice questione di chimica

In natura esistono tantissimi modi di comunicare, ma sicuramente il più affascinante e misterioso rimane quello olfattivo, quello cioè che si basa sullo scambio di segnali di tipo chimico.

Odori e feromoni, qual è la differenza?

Innanzitutto è bene fare una netta e chiara distinzione tra odori e feromoni.
Gli odori sono stimoli sensoriali, percepiti da neuroni di tipo olfattivo che inviano un messaggio al cervello, responsabile di identificare un odore in base alle esperienze precedenti. Per questo si dice che l’odore è uno stimolo di tipo “condizionato”, ossia, per generare un comportamento, è necessario che l’animale ne abbia già fatto precedentemente esperienza. I feromoni (dal greco ϕερέιν = portare e ωρμάο = stimolare, eccitare) sono, invece, segnali “incondizionati”, agiscono su vie cerebrali differenti e sono in grado di modificare lo stato emozionale e ormonale senza che sia necessaria una pregressa esperienza. I feromoni sono in grado di attivare l’ipotalamo (ghiandola importantissima per il rilascio di ormoni) e il sistema limbico (che influenza emozioni e comportamento).

Ecco perché il gatto si struscia

La comunicazione chimica è diffusa sia nel mondo vegetale che animale e le prime ricerche in merito sono state realizzate sugli insetti. I carnivori però restano gli individui dotati di più strutture ghiandolari, distribuite nell’epidermide e nelle mucose intorno agli orifizi naturali e in grado di produrre e secernere, in modo involontario, diversi feromoni, classificati in base alla loro azione. Si conoscono quindi feromoni di adozione, di appagamento, di strutturazione del territorio, di allarme e sessuali, tutti fondamentali nei nostri animali da compagnia. 

Vediamo allora, nel cane e nel gatto, quali sono aree del loro corpo principalmente coinvolte.
La regione facciale (mento, labbra, tempie, padiglione auricolare ecc…) è in grado di secernere diversi feromoni. Tutti abbiamo visto, ad esempio, i nostri gatti strusciare il muso contro mobili, alberi o su un nuovo oggetto con cui vengono a contatto. Questo atteggiamento è proprio finalizzato a rilasciare feromoni di tipo territoriale, o di tipo sociale, quando il comportamento è rivolto ad altri gatti, ad esempio, o al proprietario.
La regione podale (spazi interdigitali, cuscinetti plantari) è deputata al rilascio di feromoni di tipo territoriale, è il caso del cane che gratta il suolo o delle tipiche “graffiature” del gatto. I cuscinetti plantari del gatto, in situazioni stressanti possono anche secernere feromoni d’allarme, in grado di essere percepiti da conspecifici, ma anche da altre specie come il cane, determinando l’evitamento dell’area marcata e l’aumento della frequenza respiratoria e cardiaca.

Anche il complesso mammario, che comprende ghiandole situate nel solco intermammario, si attiva durante l’allattamento. A questo livello è prodotto il feromone più conosciuto, studiato ed utilizzato anche in terapia, ossia la apaisina, con funzione appagante e tranquillizzante, necessario a creare il riconoscimento tra cucciolo e mamma. Recentemente è stato dimostrato che nel gatto è presente anche un altro feromone, definito di adozione, presente nel liquido amniotico che ricopre il neonato e che la mamma lecca subito dopo la nascita, che invece crea il legame madre-gattino.
C’è poi la regione perineale con ghiandole sopracaudali (poco sviluppate nel cane), secernenti feromoni sessuali nel gatto, e ghiandole perineali e sacchi anali, implicati nella comunicazione di tipo sessuale, ma anche gerarchica e d’allarme.
La regione genitale, infine, produce messaggi chimici sessuali, mentre è possibile evidenziare feromoni anche nelle urine (marcature urinarie) e nelle feci.

E come si “sentono” i feromoni? Il comportamento del “flehmen”

Per quanto riguarda la percezione e il riconoscimento dei feromoni, sembra essere particolarmente coinvolto l’organo vomeronasale o di Jacobson, che si trova nella parte inferiore della cavità nasale, a diretto contatto con il palato. I feromoni raggiungono quest’area attraverso il comportamento del “flehmen” che consiste nelmantenere la bocca leggermente aperta, inspirando e aiutando l’ingresso dell’aria con movimenti della lingua, nel gatto, o con arricciamento del tartufo nel cane.

Come favorire il linguaggio chimico, così importante nel gatto e nel cane

Sicuramente per noi, riuscire a capire la complessità di questa comunicazione, può essere difficile, proprio perché non siamo in grado di percepire queste molecole. È bene però conoscere l’importanza di tale linguaggio e rispettarlo il più possibile, evitando, ad esempio, una toelettatura eccessivamente frequente o con prodotti che tendono a coprire l’odore dei nostri animali. Un vero stress per loro, che in questo modo perdono la capacità di comunicare con i loro simili o vengono disorientati da segnali confusi.
Per gatti che vivono esclusivamente in casa, invece, è bene arricchire il territorio, mettendo a loro disposizione degli spazi dove esplicare i loro comportamenti naturali (ad esempio le graffiature) in questo modo potranno costruirsi, anche attraverso il rilascio di feromoni, quelli che tecnicamente vengono definiti “campi territoriali”.

Anche l’uomo usa (a nostra insaputa) il linguaggio chimico

Anche la specie umana è in grado di produrre e percepire feromoni, un’attività che avviene totalmente a nostra insaputa; non trattandosi di odori infatti non si attivano le vie responsabili dell’olfatto (quelle “coscienti”) ma vie di tipo ormonale. Ciò che rimane in questo caso da capire, e che si sta studiando ultimamente, è se i feromoni umani, oltre a determinare modifiche di tipo ormonale, siano in grado di influenzare il nostro comportamento e le nostre scelte.
Chissà se un giorno l’elegante espressione “questione di feeling” lascerà il posto alla più scientifica “questione di feromoni”.

Medico Veterinario Annamaria Carbone
Approvato da C.T.S. Union B.I.O.

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